Un mercato in perenne evoluzione, una fase economica complessa da decifrare e un sistema socio – politico in ebollizione.
Quando, nel 1994, i grossi committenti chiedono nuovi servizi - non più e non solo fabbricare schede o apparecchiature elettroniche, ma una consulenza a tutto tondo nei settori del manifatturiero e tecnologico - nasce Finmek, la prima azienda italiana nel contract-manufacturing. La crescita è travolgente, la Finmek prende il volo e irrompe sulla scena internazionale. Nei primi anni 2000, Carlo Fulchir viene ribattezzato dalla stampa internazionale come "L'amico dei grandi gruppi", visti i rapporti orami stretti con moloch quali Ericsson, Alcatel-Lucent, Marconi, Telecom Italia, Enel, Eni, Nokia, Texas-instrumens, Finmeccanica, Fiat, Renault, Pegeout, Magneti Marelli, Audi, Ericsson, ABB, Vodafone, Wind, Emerson e tanti altri. In soli 20 anni, Fulchir è passato da un laboratorio improvvisato all’empireo della finanza internazionale, e la sua agenda telefonica si è riempita di contatti e numeri da far tremare i polsi.
È il governo italiano a chiedergli di farsi carico di alcune crisi industriali tra le più articolate: tra queste la Olivetti Computers di Ivrea (1.200 dipendenti), la Flextronics di Aquila (1.000 dipendenti), laItaltel di Santa Maria Capua a Vetere (1.050 dipendenti). Fulchir eredita situazioni instabili e delicate, ma riesce regolarmente a raddrizzare la barra, riconvertendo le aziende in crisi in realtà nuovamente innovative e operative.